La fabbrica

L’impatto con l’ambiente della fabbrica è uno choc terribile: in reparto si ritrova, in mezzo ad esalazioni nocive, a dover solo eseguire ordini ed a vivere situazioni d’ingiustizia sociale. Le sue compagne di lavoro la considerano all’inizio una spia della direzione.
Per superare la solitudine, comincia a scrivere un diario, che qualche anno dopo sarebbe diventato un libro. Durante una vacanza, viene avvicinata dal gesuita padre Perico, che stava preparando un lavoro sul movimento operaio per la rivista Aggiornamenti sociali. Padre Perico la convince ad inviargli i suoi appunti e, una volta letti, le manda questo biglietto: "Cara signorina, ho in mano un gioiello. Cose incredibili: noi dietro una scrivania non sappiamo come vivono gli uomini".
Nel 1965, viene contattata da padre Reina, che le propone di pubblicare il diario a puntate su L’Italia, senza riferimenti espliciti all’azienda o a persone precise. Successivamente, durante un corso di esercizi spirituali a Pallanza, padre Franchini di Bologna le propone la pubblicazione integrale del diario in un libro.
In fabbrica Palma cerca di dialogare con tutti e per questo è guardata da tutti con diffidenza: quelli sono gli anni della scomunica dei comunisti e della scissione sindacale, quindi di polemiche roventi nei luoghi di lavoro e nella società.
Gli aderenti alla Fiom della Borletti accusano i sindacalisti della CISL di essere servi del padrone sul loro giornale, Scintilla. Un giorno Palma si avvicina ad Antonio Pizzinato mentre sta distribuendo il giornale e gli dice: "Ricordati una cosa: prima di attaccare me in quel modo ti devi risciacquare la bocca ventiquattro volte e la prossima volta che ci provi ti spacco il muso. Ti faccio vedere che cos’è la dignità e la libertà". Da quel momento diventano amici.
Passata la fase iniziale di rifiuto, Palma diventa un punto di riferimento per i suoi compagni di fabbrica, perché si assume fino in fondo la responsabilità delle sue azioni e non di rado paga in prima persona le sue prese di posizione, come in occasione della serrata della Borletti.
A quell’epoca la Borletti produce quadri elettrici per conto della Fiat. All’interno della fabbrica c’è un reparto, detto “dei flessibili”, nel quale i macchinari lavorano giorno e notte a ciclo continuo e gli operai fanno turni di sette ore senza alcuna pausa, mangiando di corsa vicino agli oli chimici. In seguito ad uno sciopero, gli operai ottengono una pausa di mezz’ora per andare a mangiare in mensa. Successivamente, una delegazione di operai va in direzione per discutere dei ritmi di lavoro, ma trova le porte sbarrate perché la direzione si rifiuta di trattare. Seguono momenti di agitazione e ad un certo punto si rompe un vetro: questo è l’appiglio che la Borletti aspetta per chiudere la fabbrica per 15 giorni.
Gli operai allora montano una tenda in piazza Irnerio, proprio di fronte alla fabbrica e Palma sta lì tutto il giorno per spiegare alla gente l’accaduto. Milano è solidale con gli operai, che riescono a raccogliere ben 10 milioni di lire dell’epoca per tutti coloro che sono rimasti senza stipendio.
Concluso questo periodo di agitazione, la direzione della Borletti decide di prendere provvedimenti contro Palma, che si era esposta in qualità di vice capogruppo.
Infatti, viene spedita per tre mesi in magazzino e, una volta tornata in sede, le dicono: "Guardi, lei adesso sarà osservata in ogni momento…".
Dopo qualche tempo, il capo del personale la convoca e le propone un aumento di stipendio se avesse smesso di lottare con gli operai, ma lei risponde: "Mia madre mi ha insegnato a non sputare, neppure per terra. Per questo motivo non le sputo in faccia". Il capo del personale ne resta impressionato ed al rappresentante della commissione interna degli impiegati dice: "I sindacalisti, di fronte a proposte di carriera e aumento di stipendio, hanno sempre accettato. Questa donna m’ha lasciato proprio di sasso. Non ho mai visto una persona così. Quella mi mobilita cinquemila persone".
La società, però, sta cambiando: è il periodo del boom economico, del disgelo tra America ed URSS e di papa Giovanni XXIII.
Inizia anche una nuova fase per la contrattazione e le lotte del sindacato. All’interno della Borletti sono istituiti i quadri, ogni reparto ha il suo delegato, poi nascono i consigli di fabbrica. Le donne della Borletti, Palma in testa, combattono la loro prima battaglia per trattare direttamente con la direzione i loro ritmi di lavoro ed i cottimi, senza la mediazione degli uomini.
Palma ha molto seguito fra le sue compagne di lavoro, che le propongono di entrare nella commissione interna. Lei però preferisce svolgere un lavoro capillare nei reparti, lavoro che considera molto più importante.