Da Lotte di fabbrica e promozione operaia
Anno 1972
20 febbraio - A molti puritani che non sanno capire le debolezze
umane e che si sentono sicuri di se stessi, gli scandali ,che notiamo
negli ambienti di lavoro sembrano cose dell'altro mondo e che siano questi
i peccati più grossi. Questi peccati sono quelli della povera gente
che per tutta la vita è condannata a vivere in ambiente che non
offre tante alternative; molto spesso sono soltanto evasioni, fregature
da parte di chi ha tutto l'interesse di inguaiare ragazze che mancano
di esperienza, di formazione umana e di conoscenze necessarie per non
cadere in trappola. Altra origine che predispone a difficoltà di
questo genere sono le situazioni familiari anormali che non aiutano alla
soluzione dei momenti incresciosi. Perciò chi si scandalizza senza
dare una mano a chi si trova in difficoltà e si limita solo alla
critica denunciando scandalo e immoralità peggiora le situazioni.
Sarebbe augurabile che chi si ritiene così puro giudicasse
meno e imparasse ad accorgersi del peccato sociale causa di
molti mali. I peccati personali sono nulla di fronte alle ingiustizie
che si commettono dai puri, quelli che si dicono cristiani,
quelli che si costruiscono un cristianesimo comodo e personale continuando
a essere giudici severi verso chi spesso è vittima delle angherie
degli stessi che si scandalizzano.
Un capo reparto ha approfittato talmente di una ragazza meridionale fino
a costringerla all'aborto per ben tre volte, facendogli chiedere perfino
i prestiti alla direzione a questo scopo.
26 febbraio - Oggi qui a Milano ha inizio il congresso provinciale delle
Acli. Non è possibile scrivere in poche righe tutta la problematica
che le Acli devono affrontare, tenuto conto del momento critico in cui
versano e della situazione attuale, che registra una evidente involuzione,
sia sul piano politico che sindacale. Una forza sociale e un movimento
di massa come le Acli non possono stare fuori dal contesto storico che
tutta la classe operaia in questo momento si trova a vivere.
Infatti il tema del congresso è: Il movimento operaio per
un'alternativa al capitalismo in nome dell'uomo; argomento che verrà
dibattuto dai 600 delegati che rappresentano circa 340 circoli di Milano
e provincia. Il mio giudizio e di altri è che, nonostante tutte
le difficoltà, i lavoratori che aderiscono alle Acli prendono coscienza
e crescono nell'impegno del movimento operaio. La minoranza che non accetta
la logica della scelta di classe è ancora legata a venticinque
anni fa, quando le Acli si trovavano in un contesto diverso; questa minoranza
è ancorata a un metodo di delega e non al metodo della gestione
diretta e autonoma, inoltre è ancora ferma allinterclassismo
che è una tesi partitica e non del movimento operaio. Dagli interventi
si è visto come la scelta di classe, la fine del collateralismo,
la liberalizzazione del voto siano state buone decisioni a Torino nel
1969. In questo va ribadito e riconfermato l'impegno per far sì
che le Acli diano un contributo autentico dentro tutto il movimento operaio.
Questi accenni molto parziali ho voluto farli perché impegnata
nelle Acli, alle quali credo; ma credo soprattutto che le difficoltà
attuali ci porteranno alla chiarezza, a una presenza più qualificata
là dove privilegiamo la nostra azione e nella comunità ecclesiale,
nonostante i dubbi sollevati, se noi delle Acli siamo davvero nella comunità
ecclesiale, dopo le nostre scelte. Ribadisco ulteriormente, che ci siamo
più che mai, nella misura in cui riusciamo a essere segno di contraddizione
nel mondo cattolico, rompendo " schemi " secolari di imborghesimento
e di cristianesimo di comodo.
13 marzo - Oggi alcuni che si dicono cristiani erano molto preoccupati
per la situazione attuale e si riferivano alla indisciplina della classe
operaia in genere. Questi signori erano preoccupati di una pastorale che
li richiami al senso cristiano della vita, secondo la dottrina della chiesa.
Ho ascoltato il ragionamento, ma poi hanno voluto sentire anche il mio
parere in merito, forse l'hanno fatto anche per provocarmi sapendo che
le mie idee in proposito non collimano con le loro.
Ho detto ciò che sentivo in quel momento. Per conto mio la pastorale
del lavoro nella nostra diocesi è carente e va sviluppata tenendo
conto delle condizioni reali della gente e portando degli esempi concreti:
la garanzia del posto di lavoro, il grosso problema dell'immigrazione,
i baraccati, l'espulsione delle donne dalla produzione, molti operai che
in questo momento vivono in cassa integrazione senza salario garantito,
ecc. Il costo della vita per causa di ragioni note è ormai insopportabile
dagli operai, dai pensionati che vivono miseramente, i vecchi che presentano
una squallida emarginazione. Sarebbe anche opportuno parlare della classe
giovanile e studentesca, nonché dei lavoratori studenti. Vale ancora
la pena sottolineare ulteriormente le difficoltà di molte lavoratrici,
che per far fronte alle necessità economiche affrontano non pochi
sacrifici, in quanto mancano scuole materne, asili nido e trasporti decenti.
Dopo queste considerazioni, questi colleghi mi hanno detto che oggi la
gente ha un mucchio di pretese e non si accontenta più, mentre
una volta era diverso e tutti stavano meglio. Se devo essere sincera,
mi sono sentita ribollire e ho capito che era inutile continuare il discorso
sulla pastorale del lavoro, legata oggi più che mai a un tipo di
società capitalistica e consumista nello stesso tempo. Le strutture
della chiesa non rispondono più alle esigenze, sono vecchie; la
credibilità è in netto declino e sorge il grosso dilemma
di che cosa debba essere oggi una pastorale nel mondo del lavoro. Personalmente
sono convinta che dobbiamo essere noi laici a inventare una pastorale
adatta.
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